di Paolo Pagliaro
Nel giugno del 1900 venne eletto deputato alla Camera per il collegio di San Pier d'Arena Pietro Chiesa, che fu quindi uno dei primi operai a entrare in parlamento. I suoi compagni, portuali come lui, raccoglievano denaro per mantenerlo a Roma, tanto era importante che Chiesa li rappresentasse. Un suo collega, il deputato-contadino Pietro Abbo, socialista di Lucinasco, non disponendo del denaro sufficiente per pernottare a Roma, usufruiva del cosiddetto “permanente” rilasciato dalle Ferrovie dello Stato per dormire sul treno Roma- Firenze andata e ritorno, rientrando quindi il mattino in tempo per l’apertura dei lavori della Camera. All’epoca solo chi era benestante poteva permettersi di sedere in parlamento.
Quando, nel 1912, fu introdotta l’indennità parlamentare, Abbo poté dormire a Roma e Pietro Chiesa poté fare a meno della colletta dei compagni.
Per aggirare lo Statuto Albertino che prevedeva che “l’esercizio delle funzioni di senatore o deputato non poteva essere retribuito”, l’indennità venne giustificata come rimborso delle spese di corrispondenza. Una furbata non molto diversa da quella escogitata in tempi più recenti, quando i rimborsi elettorali sostituirono il finanziamento pubblico abrogato dal referendum .
Nel frattempo, in questi 100 anni sono cambiati il mondo, la natura dell’impegno politico e i compensi dei parlamentari.
Oggi, dopo i tagli apportati al termine della scorsa legislatura l'indennità lorda raggiunge la cifra di 10.435 euro, al netto mediamente 5.000 euro. Il rimborso per le spese di soggiorno a Roma è di 3.500 euro, soggetto ad una decurtazione giornaliera di 206 euro per ogni seduta saltata dal parlamentare. Il terzo introito è costituito dal rimborso per le spese di segreteria, con una soglia massima di 3.700 euro. Il 50% di questo rimborso è forfettario, l’altra metà deve essere rendicontata.
Nel resto del mondo i parlamentari incassano circa le stesse cifre, ma sono di meno e soprattutto non sono distribuiti in due camere che hanno gli stessi poteri e che possono avere maggioranze diverse. E’ questa la principale anomalia italiana, alla quale finalmente pare si stia finalmente ponendo rimedio (pare).
(3 apr)
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