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Passaggio di Capo Horn: il secondo nella carriera di Giancarlo Pedote

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Passaggio di Capo Horn: il secondo nella carriera di Giancarlo Pedote

Dopo aver doppiato, una settimana fa, l'emblematico Capo Horn, simbolo della durezza dei mari australi, il velista italiano specializzato in navigazioni solitarie Giancarlo Pedote si concentra sulle sfide dell’Atlantico meridionale, in particolare quelle legate al fronte freddo di Capo Frio. Questa transizione segna una nuova tappa del suo giro del mondo, dove condizioni più miti e un ritorno progressivo alla civiltà offrono un netto contrasto con le asperità del Grande Sud. Questo passaggio, cruciale sia psicologicamente che strategicamente, riflette l’essenza stessa del Vendée Globe: adattarsi ad ambienti in continuo mutamento, navigando con abilità e affrontando gli imprevisti meteorologici. “Dal punto di vista psicologico, è una tappa importante. Ritrovare l’Atlantico dà l’impressione di tornare ‘a casa’ e porta una ventata di energia al morale”, spiega il navigatore italiano. Il cambiamento si sente anche sul piano fisico: “Ritrovare temperature sopra i 20°C - aggiunge - è un autentico sollievo dopo un mese trascorso nel freddo glaciale del Grande Sud. Una regione in cui si naviga con porte chiuse e poca luce, una condizione che diventa faticosa nel tempo. Il ritorno a condizioni più miti e a una certa vicinanza con la civiltà è semplicemente fantastico”. Tuttavia, la transizione verso l’Atlantico meridionale non è priva di difficoltà. Il fronte freddo di Capo Frio, passaggio obbligato prima di raggiungere l’emisfero nord, rappresenta una sfida strategica significativa. In una zona dove le condizioni evolvono rapidamente, la strategia resta un esercizio delicato. “Ho riflettuto a lungo sulla strategia da adottare – dice Pedote - ma è un esercizio complesso poiché le condizioni cambiano quotidianamente. Ogni tentativo di pianificazione precisa è vano, obbligandomi a improvvisare, ad adattarmi continuamente e a cogliere ogni opportunità che si presenta”.


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